La Juventus torna al top e la Nazionale segue a ruota: solo coincidenza?

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    La Juventus torna al top e la Nazionale segue a ruota: solo coincidenza?

    Sul buon Europeo della Nazionale c'è una forte impronta bianconera. Il blocco Juventus ha funzionato bene anche in Polonia e Ucraina.



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    Premessa: la finale persa ha lasciato un forte senso di amaro in bocca. Un sentimento di tristezza enorme, perché quando arrivi fino in fondo, anche se non te l’aspetti, crederci diventa un dovere/piacere. E se finisce male, o malissimo (come ieri), allora la negatività rischia di prevalere su tutto il resto. Anche su quanto di buono fatto vedere prima del clamoroso e doloroso passo falso contro la Spagna. Ma non bisogna scordare le cose belle viste, ad opera degli azzurri, in questo Europeo.

    Non bisogna dimenticare che ci si aspettava una debacle totale. Il fallimento è stato annunciato, ma è poi stato disatteso. Siamo arrivati in finale mettendo in riga, tra le altre, la promettente Inghilterra e la strafavorita Germania. Poi è arrivata la Spagna, e di fronte al calcio migliore del mondo, con l’aggravante di infortuni vari e di una condizione poco virtuosa, ne abbiamo presi 4 e siam rimasti lì, mesti, a guardare, senza proferir parole. Era un’Italia, questa, cui il mondo del calcio aveva dato poco credito. S

    Nessuno che avesse considerato un dettaglio che, dettaglio, in fondo non era: il blocco Juventus presente nella nazionale. Non che il club presieduto da Andrea Agnelli dovesse necessariamente essere sinonimo di garanzia. Tuttavia, i bianconeri chiamati in causa da Prandelli erano reduci da una stagione mastodontica, conclusa con uno scudetto vinto in pompa magna, mandando al macero ogni pronostico avverso e facendo registrare il numero 0 nella casellina delle sconfitte. Avrebbe potuto essere, ciò, motivo per un ottimismo quantomeno cauto. Invece non è andata così.

    E dire che, nel telaio della nazionale, il Commissario Tecnico ha impiantato tre quarti della colonna vertebrale della Juventus tornata ai fasti dopo anni di lacrime amare. Partendo dalla porta, passando per la difesa, continuando per il centrocampo, Prandelli ha attinto a piene mani dal serbatoio del club piemontese. Una trasposizione, quella degli juventini nella nazionale, avvenuta sia sul piano caratteriale

    che su quello del gioco. La mentalità e la duttilità tattica date da Conte ai suoi ragazzi, sono state sfruttate al massimo da un bravissimo Prandelli, capace di prendere il meglio, e anche più, dal lavoro fatto dal suo collega.

    E’ stata, per dirla tutta, l’ennesima ItalJuve. I detrattori diranno che la vera ItalJuve si è vista in finale, con Chiellini che ha avuto le sue grosse responsabilità in occasione del primo goal spagnolo. I sostenitori juventini, invece, giustificheranno il tutto parlando di scarsa condizione fisica di Giorgio. La verità sta nel mezzo. L’Italia formato bianconero ha dimostrato grande carattere e grossa intelligenza tattica. Tuttavia, nulla ha potuto contro lo strapotere degli spagnoli che, a loro volta, hanno vantato una formazione basata sulle due big spagnole per eccellenza: Real Madrid e Barcellona.

    Quello che, più di ogni altra cosa, ci importa, è che, piaccia o no, l’Italia ha disputato un grande Europeo. Europeo in cui la nazionale si è rispecchiata parecchio nella Juventus di Conte. C’è stato un portiere che, prima ancora che superlativo calciatore, è stato uomo straordinario, chiudendo fuori a doppia mandata ogni critica ed insinuazione sputatagli addosso, velenosamente, prima dell’inizio della rassegna continentale. Buffon ha saputo zittire, sul campo meglio ancora che davanti ai microfoni, chi lo ha preso di mira in maniera parecchio facilona, facendo sfoggio di quelle doti che lo hanno reso leggenda già da tempo, pur se ancora in piena vigoria fisica. Un grosso valore aggiunto per l’Italia.

    Un valore aggiunto che ha giovato, moltissimo, alla linea difensiva, ottimamente presidiata da Chiellini (nonostante gli errori contro Croazia e Spagna), Bonucci e Barzagli. Come nel club di appartenenza, Buffon è stato il prode cavaliere, ed i tre sopracitati i suoi fidi scudieri. Scudieri che, a turno, hanno tutti avuto a che fare con un destino avverso, presentatosi, di volta in volta, sotto mentite spoglie. Un destino che ognuno di loro ha saputo prendere a calci nel sedere, difendendo se stessi nella maniera in cui hanno protetto l’area di rigore azzurra. E se Bonucci ha dovuto lottare contro il coro dei soliti perbenisti, che a tutti costi lo volevano escluso per motivi etici dal gruppone azzurro, Barzagli prima e Chiellini poi hanno avuto a che fare con maligni infortuni, fatti sparire a furor di forza di volontà ed ardore agonistico.

    A centrocampo ci han pensato Marchisio e Pirlo, col sostegno di un De Rossi formato supereroe, a tirar fuori gli attributi, distruggendo il gioco avversario e creando calcio d’autore. Carattere e classe, randello e compasso: questo è stato il centrocampo della nazionale. Pirlo è stato il solito, divino, dispensa-palloni. Senza di lui, la nazionale non sarebbe arrivata in finale, come la Juventus non avrebbe vinto il tricolore. L’ex milanista conosce bene Marchisio, ne sa a memoria i movimenti, e i due si sono spesso trovati ad occhi chiusi. Certo, quest’ultimo ha spesso e volentieri peccato sotto porta, non risultando incisivo, da questo punto di vista, come invece nella Serie A da poco terminata. Ma l’appannamento è stato lo scotto da pagare per una stagione vissuta su livelli incredibili.

    Tuttavia, esaltare le doti dei calciatori di cui sopra, parlare di ItalJuve, non vuol essere esercizio atto a sminuire gli altri componenti della rosa che ha preso parte alla spedizione Europea. Come pure siamo consapevoli del fatto che Prandelli abbia dato una propria, decisiva e straordinaria impronta a questa squadra.

    Questo Europeo, però, è fortemente tinteggiato di bianconero. L’Italjuve si è fatta vedere e bene. La finale è andata malissimo, ma ci siamo arrivati contro ogni pronostico. Diffidiamo da chi voglia vedere il bicchiere mezzo vuoto, e protendiamo per quello mezzo pieno: abbiamo visto un’Italia viva, orgogliosa, capace di giocare a viso aperto. La resa è arrivata solo contro i più forti, con tante giustificazioni del caso. Sarà mica pura coincidenza che, col ritorno al tricolore dalle parti di Torino, la nazionale sia tornata ad altissimi livelli?







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0 replies since 2/7/2012, 10:22   10 views
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